La nostra storia - Tra le due guerre

Statuto del 1919

Possiamo quindi dedurre che durante questo periodo la banda non svolse la sua attività sia per ovvi motivi dovuti alle vicende belliche sia perché con il richiamo alle armi di molti giovani si presuppone che le file dei componenti del sodalizio si fosse notevolmente assottigliato impedendo così una normale attività musicale. Certo è che quasi tutti gli strumenti furono dati all’esercito e sembra che quelli rimasti in paese fossero stati nascosti nella casa di Pietro Faino dopo la ritirata perché non cadessero in mano agli austriaci.
Il parroco Don Sgoifo assunse la carica di presidente il 1 maggio 1919, la guerra era finita da nove mesi e la banda aveva ripreso la sua attività in occasione della festività del Venerdì Santo. Nello stesso anno avvenne la stesura e l’approvazione del nuovo e forse primo statuto della società il cui sodalizio veniva chiamato con il nome di “Società Filarmonica Cattolica di Colloredo di Prato”. Nella stesura dello statuto il parroco Don Sgoifo ebbe sicuramente una parte preponderante. Questo lo si può dedurre dal fatto che l’intero statuto faceva leva e si ispirava a valori cristiani e la stessa società portava il titolo e il patrocinio di S. Cecilia V. M. C’era infine un articolo che promuoveva a socio il parroco di Colloredo di Prato: egli aveva il diritto di intervenire a tutte le adunanze sociali, doveva mantenere nel sodalizio lo spirito cristiano e aveva facoltà di abolire qualunque deliberazione giudicasse contraria ai principi cristiani.
Nel 1923 e precisamente il 19 agosto in Friuli ci fu un grosso avvenimento a cui ebbe l’onore di partecipare anche la banda di Colloredo.
Si trattò dell’inaugurazione del nuovo ponte di Dignano sulle rive del Tagliamento, festa a cui parteciparono numerose autorità civili e religiose e che ebbe grande risalto nelle cronache dei giornali dell’epoca.
Erano periodi quelli, i primi anni ’20, di intensi fervori solidaristici e di grande voglia di associazionismo. E la banda, anziana di circa 30 anni, non poteva che giovarsi di questo clima favorevole: vennero infatti rinfoltite le file dei suonatori, vennero acquistati di conseguenza nuovi strumenti e si allargò il repertorio musicale soprattutto di tipo operistico come testimoniano le partiture dell’archivio sociale.
Nel 1925, e precisamente nel mese di ottobre in occasione della festa del Perdono del Rosario, dimostrando con ciò una discreta situazione economica, vennero inaugurate le nuove divise, immortalate proprio quel giorno con una bella fotografia. Fu appunto in questo clima che maturò un momento sicuramente più esaltante e significativo del primo secolo di vita del sodalizio. L’occasione venne data dalla prima Biennale Friulana d’Arte, una manifestazione che si svolse dall’11 al 26 settembre 1926 a Udine. Nuove divise Primeggiava tra le varie manifestazioni il primo Convegno Bandistico Friulano a cui aderirono 18 complessi musicali. Anche la Filarmonica di Colloredo fu invitata alla grande manifestazione con due mesi di preavviso e la richiesta fu immediatamente accolta. Il brano d’obbligo per la 2^ categoria fu il Coro del Nabucco. Furono 2 mesi intensi: le prove quadruplicarono e sotto la guida del maestro Vadori, personaggio molto importante per la banda di Colloredo e guida della stessa fino alla vigilia della seconda guerra mondiale, i nostri musicisti raggiunsero il massimo livello di perfezione consono alle loro possibilità. Il giorno del concorso i musicisti partirono verso mezzogiorno per Udine e verso le quattro del pomeriggio erano sul palco: in questo momento nacque la celebre frase “Chi mi tradisce lo uccido”, pronunciata dal maestro Vadori al momento dell’esecuzione del Nabucco. La minaccia ebbe l’effetto sperato, l’esecuzione fu magistrale e ci valse la coppa d’argento come vincitori del primo premio nella seconda categoria.
Il 15 febbraio 1924 la banda approvava il nuovo statuto della società : vi sono notevoli modifiche e novità rispetto a quello del 1919. La banda ora non si chiama più Banda Filarmonica Cattolica ma semplicemente Società Filarmonica Colloredo di Prato, nome che tuttora porta, scompaiono tutte le citazioni e i riferimenti religiosi, il parroco non è più socio di diritto e in origine lo statuto si propone di rimanere estraneo a qualsiasi dimostrazione di indole religiosa e politica. Solo successivamente una correzione a mano porta la scritta “La società rimane fedele alla Patria e a qualsiasi dimostrazione di indole religiosa”. Questo statuto rimarrà valido fino al settembre 1973.
Nel febbraio del 1927 si inaugurò ufficialmente l’Asilo Infantile e la Casa della Gioventù. L’anno dopo la banda trasferì la sua sala prove proprio nella sala superiore dell’Asilo.
Trascorsero gli anni ’30, la guerra si avvicinava, la banda continuava la sua attività e ormai negli spostamenti meno impegnativi ci si spostava in bicicletta mentre per il trasporto dei leggii, degli spartiti e del tamburo ci si serviva di un piccolo carretto trainato da un cavallo.

Condividi
   
© Filarmonica Colloredo di Prato 2012